ALMA DESNUDA - l’ultimo viaggio di Alfonsina Storni 
Proseguono gli appuntamenti con "La Rosa bianca. Un altro genere di storie", progettp decicato da Il crogiuolo al femminicidio, venerdì 1novembre, ore 21, al Teatro La Vetreria, a Pirri, andrà in scena lo spettacolo ALMA DESNUDA l’ultimo viaggio di Alfonsina Storni, una produzione della compagnia çàjka, libero adattamento e regia di Francesco Origo, costumi di Alessandro Lai, con Barbara Usai 

Alfonsina Storni(1892-1938) 
Ticinese, migra a quattro anni in Argentina assieme ai genitori. Di modestissime condizioni economiche, Alfonsina Storni scrive poesie sin dall'infanzia. Ottiene il diploma di maestra rurale. Nel 1911, pur tra numerose difficoltà economiche, decise di trasferirsi a Buenos Aires dove l'anno successivo, nel 1912, mise al mondo il figlio Alessandro, senza essere sposata e senza rivelare il nome del padre naturale del bambino. 

La condizione di ragazza-madre, il desiderio di proteggere l'intimità dei propri affetti, la necessità di affrontare da sola i problemi della vita, determinarono in lei un atteggiamento di aperta sfida e contrapposizione ai pregiudizi sociali e alla morale vigente. Per sopravvivere fa diversi lavori finché non entra nel mondo giornalistico-letterario ed in quello scolastico assistenziale. Nel 1920 ottiene il Premio Municipale di Poesia e subito dopo il Premio Nazionale di Letteratura. Nel 1921 si crea per lei una cattedra al Teatro Infantil Labardén. Nel 1923 assume l'incarico di professoressa di letteratura presso la Escuela Normal de Lenguas Vivas, Il successo di pubblico e l'attenzione dei colleghi scrittori come anche della critica internazionale, provocarono in lei un crescente disagio interiore che sfociò in una forma di nevrosi sempre più radicata. Fu così che lasciò l'insegnamento e si dedicò ai viaggi. Negli anni Trenta si recò in Europa dove entrò in contatto con numerosi intellettuali. Questa esperienza europea ebbe grande importanza per l'evoluzione del suo stile poetico. Studiò e conobbe Borges, Pirandello, Marinetti e Garcia Lorca. 

Al ritorno a casa scopre di avere un tumore al seno. Nel 1935 viene operata ma tre anni più tardi la malattia si ripresenta. Aveva vissuto gli ultimi anni dalla sua vita terrorizzata dalla morte. In ottobre Alfonsina prende un treno e si nasconde in un piccolo hotel sul Mar de la Plata dove scrive "Voy a Dormir", il 22 invia la poesia a La Nacion e si uccide annegandosi in mare, compiendo con questi due gesti la sua ultima ribellione. Affabile, energica, sensibile e di potente talento, il suo suicidio nel mare tracciò intorno alla sua personalità una leggenda. 

Scrive di lei Franca Cleis su "Leggere Donna" del 2002: "Alfonsina è stata una donna del popolo, una maestra ragazza-madre, una socialista, è diventata una star della poesia latino-americana, nota anche in Europa dove ha tenuto conferenze, tradotta in francese e in italiano, una donna pubblica, una femminista che si è battuta per i diritti delle donne, una donna ultramoderna (così amava definirsi lei), che ha scelto di vivere senza balaustra e di morire nel mare". 

Il tragico suicidio della poetessa ispirò la canzone Alfonsina y el mar di Ariel Ramírez e Félix Luna, che fu interpretata da numerosi musicisti e cantanti di lingua spagnola tra i quali Mercedes Sosa, Nana Mouskouri.


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